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Nomi, cose, città. La vita prima della professione

Nomi, cose e città. Chi non ci ha mai giocato? Da ragazzini, per ammazzare il tempo a scuola, durante una lezione che non ritenevamo interessante o per il puro gusto di distrarsi e scherzare con gli amici? La mia vita, prima di avviare la professione, si è intrecciata così, attorno ad alcuni “nomi”, ad alcune “cose” e ad alcune “città”, proprio come quel gioco che facevo tra i banchi di scuola.

Nomi, cose e città. Chi non ci ha mai giocato? Da ragazzini, per ammazzare il tempo a scuola, durante una lezione che non ritenevamo interessante o per il puro gusto di distrarsi e scherzare con gli amici?

La mia vita, prima di avviare la professione, si è intrecciata così, attorno ad alcuni “nomi”, ad alcune “cose” e ad alcune “città”, proprio come quel gioco che facevo tra i banchi di scuola.

Certo quelli che sto per citare non hanno tutti la medesima iniziale ma, nel mio gioco, mi hanno regalato una bella partita.

Tra i “nomi”, senza ombra di dubbio, cito la Prof.ssa Luciana Lazzeretti, la Bailaora di Flamenco Dona Cristina Hoyos e il Maestro Bruno Battisti D’Amario. Tra le “cose”, la mia tesi di laurea, la chitarra e i bucatini all’amatriciana. Le “città”: Firenze e Siviglia.

Tutto è cominciato l’anno della maturità, era il 1999, primo anno della riforma degli esami di stato, l’estate alle porte, Cesare Cremonini lanciava 50 special ed io, al posto di concentrarmi sugli esami che avrebbero sancito la fine del mio percorso nel liceo scientifico della mia Termoli, suonavo la chitarra. Avevo deciso che sarei entrato in conservatorio, a prescindere dal fatto che avrei iniziato il mio percorso accademico presso la Facoltà di Economia Aziendale dell’Università degli Studi di Firenze. La sfida era ardua, la vinsi.

Nell’autunno del 1999 mi sono trasferito a Firenze. Ho frequentato per 5 anni l’Università e il Conservatorio, non è stato semplice. Mi capitava di passare quotidianamente da un manuale di microeconomia a una pavana di Fauret. Dal codice civile, agli studi di Tarrega. L’incontro con il Maestro Bruno Battisti D’Amario è stato molto importante, una persona eccezionale, che vanta collaborazioni del calibro di Ennio Morricone, insomma, mi sentivo fortunato, ero un suo allievo. Un giorno mi disse “caro Daniele, arriverà un tempo in cui dovrai scegliere, qualsiasi cosa sceglierai mettici tutta la passione che vedo nei tuoi occhi”.

Quel giorno arrivò, era il mese di Aprile del 2004, Firenze si risvegliava in primavera più bella che mai, Vasco Rossi aveva appena pubblicato “Un senso” e a me avevano comunicato che avevo vinto la borsa di studio Erasmus, di un anno, presso la “Universidad de Economicas y Empresariales de Sevilla”. Era la mia occasione per fare un’esperienza all’estero, lo desideravo con tutte le mie forze. Lasciai il conservatorio e mi trasferii in Spagna per proseguire i miei studi.

Siviglia è una città meravigliosa. La Cattedrale, il Guadalquivir, “las tapas”, “las ferias”…e tanto altro. Ci sono rimasto due anni.

A Siviglia ho conosciuto la Professoressa Luciana Lazzeretti, dell’Università di Firenze, docente del dipartimento di Economia Industriale, che ebbe la folle idea di affidarmi la tesi di ricerca sul mercato economico del Flamenco e così, alla fine, tutto trovò un senso, chitarra ed economia. Nel mentre, ho avuto la fortuna di conoscere Cristina Panadero e Kurt Grotsch che, insieme alla famosa bailaora Dona Cristina Hoyos, sono stati ideatori e fondatori del Museo del Baile Flamenco di Siviglia, dove ho svolto il periodo di stage per la borsa di studio Leonardo, vinta dopo aver terminato l’Erasmus e, grazie alla quale, ho prolungato la permanenza a Siviglia e le ricerche per la tesi.

…e i bucatini all’amatriciana? Sono stati il primo piatto uscito dalla cucina del museo, li ho preparati insieme alla signora Hoyos e da quel momento ho cominciato ad appassionarmi sempre più all’arte della cucina che, come la musica e l’economia, si muove tra armonie ed equilibri…dovevo per forza approfondire! Ma questa è un’altra storia….

Era il 9 Luglio del 2006, compivo 26 anni e quel giorno Siviglia si tinse di azzurro. La colonna sonora era un chiassoso “POOPOPOPOPOPOOOPOO”, un inconsapevole Fabio Grosso mi regalava uno dei più bei compleanni della mia vita.

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